In tanti avevano provato a diffondere l’uso della soia in Occidente nei secoli passati ma solo dopo la Seconda Guerra Mondiale è partita una vera e propria corsa alla soia stimolata in particolare dagli Stati Uniti. Infatti oltre Oceano la soia è diventata il principale foraggio per l’allevamento bovino e la coltura rivitalizzante per eccellenza per il suolo esausto dopo la coltivazione del mais e del frumento.
Ma l’uso della soia in cucina ci è stato indicato principalmente dal Giappone ed è entrato nella quotidianità grazie alla nuova sensibilità verso l’alimentazione biologica e sostenibile.
Uso della soia: vantaggi
Rispetto ad altre fonti di proteine, la soia presenta grandi vantaggi: tra le leguminose è infatti quella con la maggior percentuale di proteine nel seme secco: il 35% contro il 27% dei nostri fagioli. Anche pe ala soia, comunque, è fondamentale l’integrazione con i cereali nella tradizionale compensazione che ha portato a selezionare, nelle diverse civiltà, combinazioni di cibi nutrienti per l’uomo come, ad esempio, la soia con il riso.
Come preparare la soia
Ciò che caratterizza la soia non è solo la sua composizione, ma anche la versatilità, la capacità, cioè, di assumere forma, consistenza e sapori molto variegati e quindi di poter essere proposta in molti modi diversi.
Difficilmente però la si acquista al naturale, perché i semi richiedono cotture lunghissime e neanche dopo una notte di ammollo e tre ore di cottura risultano abbastanza morbidi da poterli mangiare in minestra. Si possono trovare già cotti in barattolo, il consiglio però è di passare i semi cotti e riutilizzarli in altre preparazioni, ad esempio per cucinare le polpette.
Del resto la soia per l’uso umano è diffusa in forme diverse rispetto ai semi: in particolare nei negozi di alimenti biologici in vendita troverete facilmente il latte di soia, lo yogurt, il formaggio di soia o tufo, preparati proteici come il tempeh e le bistecche di soia, l’olio di soia e salse come il tamari e lo shoyu.