Già il problema delle plastiche negli oceani era allarmante prima del Covid: si stima che nel 2050 ci sarà più plastica che pesci con un rapporto di 1:3. Con l’emergenza coronavirus il problema è divenuto ancora più insostenibile: guanti e mascherine sono finiti nei nostri fiumi, mari e quindi oceani.
Il problema di tutti questi materiali plastici è che rilasciano nelle acque microplastiche che provocano aneurismi, danni alle branchie e mutazioni di uova dei pesci.
Non sono abbastanza questi danni?
Composizione di mascherine&guanti e decomposizione
Le mascherine oggi sono ancora obbligatorie, soprattutto se si frequentano luoghi chiusi o se non è possibile mantenere la distanza di sicurezza. Si stima che nella fase 2 il consume di mascherine si è attestato attorno ai 130 milioni al mese. Tutte queste maschere devono essere smaltite nell’indifferenziato, ma purtroppo come spesso capita, alcune finiscono per strada, nei fiumi e nei mari.
Fortunatamente, i guanti dalla scorsa settimana sono stati “banditi” poiché sono un ricettacolo di germi.
Per le mascherine invece i problemi sono molteplici: il materiale plastico con cui vengono prodotte, dove vengono prodotte (Cina) e soprattutto lo smaltimento delle stesse è un problema ambientale.
Le plastiche di cui sono composte le mascherine, hanno lo stesso periodo di decomposizione del monouso in plastica (100-1000 anni, per le mascherine si attesta a 400 anni). Perciò oltre al problema della degradazione di questi prodotti, bisogna aggiungere anche il costo (in emissioni) della produzione di tutti questi dispositivi. Non è tutto: le mascherine arrivano per la maggior parte dei casi dalla Cina, ciò vuol dire che il trasporto in grandi navi container per 10 mila km inquina molto di più di una mascherina prodotta in Italia.
Inoltre il problema dell’indifferenziato: gettarle nel secco vuol dire alimentare i termovalorizzatori e quindi provare un ulteriore inquinamentoeni. Dal sito eniscuola.net si evince che per bruciare 256 mascherine di plastica si immettono in atmosfera 6 milioni/kg di CO2 in un anno, senza tener conto di quelli emessi per la produzione e il trasporto.
In ogni caso le mascherine rimarranno obbligatorie fino a metà luglio in tutta Italia, fino a fine Luglio in Lombardia.
Dato che mancano ancora tanti giorni, come possiamo contrastare l’inquinamento causato da queste mascherine?
Azioni da mettere in pratica subito per contrastare il fenomeno
- Innanzitutto, la regola numero 1 è sempre quella di: FARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA. Se il cestino non è vicino a voi, utilizzate un sacchetto in modo tale da gettare il rifiuto non appena possibile. Ricordiamo che mascherine e guanti devono essere gettati nell’indifferenziato.
- Per quanto riguarda le mascherine:
- Se sei solito utilizzarle solo per supermercato/uscite personali utilizza quelle di tessuto: sono riutilizzabili e possono tranquillamente assolvere la funzione di protezione.
- Se sei un ristoratore o un lavoratore che deve per forza tenerle su tutti i giorni utilizza quelle biodegradabili, in modo tale da diminuire l’impatto ambientale della mascherina se smaltita nel modo scorretto.
- Portare con sé sempre un paio di guanti: no, non per doverli usare, ma per utilizzarli nel caso ci fossero delle mascherine o altri rifiuti a terra. Una piccola azione quotidiana promette un gran risultato. Poi ovviamente disinfettatevi le mani.
Fonti: Corriere della Sera, GreenMe, EniScuola, Opèration Mer Propre
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