La plastica, grande invenzione, ma anche grande danno.
Abbiamo già parlato del problema delle mascherine e dei guanti, che data l’emergenza sono necessari per la tutela di tutti i cittadini. A farne le spese è sempre l’ambiente che viene deturpato non solo da chi getta questi rifiuti per strada, ma anche dalla produzione degli stessi oggetti.
A causa della pandemia, i rifiuti plastici hanno avuto un netto incremento: tra la comodità e sicurezza dei prodotti preconfezionati, tra i vari ordini online e i servizi di delivery (dove ancora non è stato effettuato un cambio con packaging biodegradabile), la mole di plastica da smaltire è aumentata.
Plastica al supermercato
Secondo uno studio Nielsen, effettuato nei primi nove mesi del 2020, si è stimata la crescita di acquisto dei prodotti confezionati, soprattutto nel reparto ortofrutta. Se prima della pandemia la percentuale di questi prodotti si aggirava intorno al 40-45% ora si è raggiunto il 60%. Questo perché i consumatori percepiscono il prodotto imballato come più comodo, sicuro, a lunga conservazione e quindi porta un minor spreco. Ma non è del tutto così: soprattutto per quanto riguarda la sicurezza! Da una ricerca del National Institutes of Health, si sa con certezza che il virus permane fino a 72 ore sulla plastica, contro le 24 ore su carta e acciaio.
Plastica online
Con le varie restrizioni, c’è stato un aumento degli ordini online del 55%. Conseguenza più che normale data la situazione, ma purtroppo anche qui l’ambiente ha dovuto fare i conti con un incremento di imballaggi da smaltire e non solo. Anche l’emissione dei gas serra dovuti alle varie consegne ha aggravato la situazione. Ritornando al fattore “imballaggio”, molti sono i consumatori che tendono a prediligere siti che utilizzano packaging sostenibili. Secondo un sondaggio effettuato dalla European consumer packaging perception, due italiani su tre vorrebbero delle confezioni più ecosostenibili e l’89% di loro preferisce il cartone alla plastica. Tendenza molto confortante è quella dei Millenial: secondo il sondaggio il 55% di loro ha dichiarato di scegliere prodotti con meno packaging.
Plastica nella ristorazione
L’emergenza ha portato inevitabilmente a un incremento anche del food delivery. Ma purtroppo si ha ancora poca consapevolezza di quanto possa essere d’impatto sull’ambiente. Considerando che la maggior parte dei ristoratori utilizza ancora packaging in plastica e consegna con automobili o motorini non elettrici, il danno all’ambiente è notevole. Si è stimato infatti che per ogni consegna del pasto si producono 5 prodotti di scarto, nonché contenitori, posate e tovaglioli, la maggior parte delle volte in plastica.
Insomma: se a inizio lockdown guardavamo con ammirazione i cieli tersi e respiravamo aria più pulita, non abbiamo tenuto conto di quanto stavamo (e stiamo tutt’ora) danneggiando il Pianeta. Lo stiamo riempiendo di plastica e per ora dobbiamo attendere i divieti del 2021 per vedere decrescere questa mole di rifiuti, oppure no?
Ognuno di noi può fare qualcosa:
- Prediligere prodotti sfusi al supermercato.
- Fare ordini su siti dove gli imballaggi sono sostenibili e la logistica curata anche sotto l’aspetto ambientale.
- Scegliere i ristoranti (o proporre ai ristoratori) di utilizzare monouso biodegradabile e compostabile per le loro consegne a domicilio. E non meno importante l’utilizzo di un mezzo elettrico o della classica bicicletta.
Possiamo fare la differenza, tutti quanti.